50 domande
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Ho detto sì alla vita

Testimonianza

Da sempre sognavo il giorno in cui sarei diventata mamma: una vita senza figli mi sembrava inconcepibile. Il mio primo bambino, però, è arrivato in modo inatteso, inimmaginabile, rivoltante... concepito una sera d'autunno sotto la minaccia di un uomo che non conosceva il rispetto per la donna. Avevo 19 anni e non sapevo nulla della vita. Passati due mesi, dovevo arrendermi all'evidenza: un bambino cresceva dentro di me.

Che fare? Abortire?

In quel momento ho capito cosa significava la disperazione che ti toglie ogni possibilità di riflessione, che ti fa venir voglia di buttarti nel primo fiume che trovi, o ti porta direttamente a scegliere l'aborto. Ho conosciuto tutti questi sentimenti; per questo non potrò mai più accettare che vengano giudicate le donne che hanno fatto una scelta diversa dalla mia. Basta così poco
Ho rinunciato subito a quell'idea di morte che mi aveva assalita la sera in cui ho «saputo», ma ero ben decisa a sbarazzarmi di questo essere indesiderabile abortendo. Sembrava facile da farsi ma, a mano a mano che i giorni passavano, la mia decisione diventava sempre più incerta, la mia coscienza mi torturava. Non sapevo più cosa fare, ma ho avuto il coraggio di parlare della mia situazione ad un prete di cui avevo molta fiducia. Aiutata dalla sua preghiera, dopo una settimana di insonnia, di lacrime, di preghiere e di discussioni, ho detto di sì alla sua vita, sapendo bene di dire in qualche modo no alla mia.

Questo bambino ha un senso

Sapevo che, accettando questo bambino sconosciuto, sacrificavo i miei studi, la mia famiglia, e mi inoltravo in un avvenire incerto. Avevo paura di tutto, di «che cosa dirà la gente», dei caratteri ereditari, della solitudine e, soprattutto, della sofferenza che avrei imposto al ragazzo che amavo e che mi amava....
La croce spesso è pesante da portare, morire a se stessi è difficile da accettare ma, attraverso questa croce, si delinea la resurrezione. Piano piano ho capito che ogni bambino - sia egli il frutto di un incidente o di un vero amore - è sempre un «Emmanuele», un Dio-con-noi che ci spinge a capire meglio il mistero del Gesù Bambino nato 2000 anni fa, il mistero di Dio che ha scelto di farsi piccolo e vulnerabile.

Un papà per questo neonato

Sono felice di aver dato la vita, un po' della mia vita, a questo bambino «caduto dal cielo». Il suo arrivo mi ha plasmata, mi ha messo di fronte ai miei ideali di rispetto per la vita, di nonviolenza, di accoglienza del più piccolo e di fiducia nella vita e in Dio.
Mio figlio mi ha insegnato che l'amore è più forte della paura, che ognuno è unico, che la fedeltà a ciò in cui si crede porta la pace malgrado le difficoltà, che ogni vita è un dono meraviglioso di Dio. So anche, oggi, che quando Dio permette una sofferenza, ci dà anche la forza per viverla, ci riempie della sua grazia e ci invita a vedere la nostra sofferenza alla luce della sua resurrezione. Voglio anche testimoniare che una donna con un bambino può essere amata per se stessa. Il mio fidanzato, nonostante le pressioni dei familiari e degli «amici», nonostante le sue paure per il futuro, non mi ha abbandonata ma, al contrario, si è offerto come padre per il «mio» bambino, che è diventato così il «nostro» bambino.

Primogenito di una famiglia

Mettendo l'amore ai primo posto, ci siamo sposati felici e fiduciosi e, oggi, siamo una piccola famiglia nella quale il nostro primogenito è ben integrato. Ci rendiamo conto che non avremmo conosciuto tutta questa felicità e questa ricchezza se, 11 anni fa, non avessimo accolto questo bambino che ci ha aperto in modo così intenso alla vita.

Caterina

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