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Cosa pensa la
Chiesa della donazione di organi? |
Trapiantare un organo ad un malato per guarirlo (trasfusioni, trapianti di midollo, di pelle, di reni, di cuore...) è un atto medico, la cui finalità in sé è buona. Ma sono necessarie alcune condizioni.
Quando si tratta di
un dono fatto da una persona viva (donazione di sangue, di midollo, di reni)
va evitata qualsiasi speculazione. Nessuno può disporre del proprio
corpo e di quello altrui per farne commercio, neanche se lo scopo è
quello di rendere un servizio. La donazione di sperma o di ovuli è
di tutt'altra natura: non serve a guarire e riguarda la trasmissione della
vita, che può avvenire solo nell'atto sessuale dei coniugi. Questa
donazione è contraria al rispetto dell'atto coniugale, anche quando
è fatta con amore.
Quando si tratta del
corpo di una persona deceduta, nessuno può permettersi di prelevarne
un organo contro la volontà della famiglia o, se in vita, la persona
si era manifestamente opposta.
Quando si tratta di
una persona in fin di vita o in stato di coma profondo, non possono essere
prelevati gli organi se non si ha la certezza che sia avvenuta la morte (nella
legislazione italiana occorrono 3 encefalogrammi piatti, della durata di
30 minuti l'uno, nell'arco di 12 ore). Ogni pratica contraria a queste regole
va contro il rispetto dovuto alla persona.
Testimonianza
Afflitto da una malattia congenita (l'aplasia
midollare), il nostro primogenito è morto a sei anni. Il più
piccolo aveva la stessa malattia, e noi cercavamo disperatamente un donatore
di midollo spinale compatibile con quello del nostro bambino.
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