50 domande |
L'uomo discende
dalla scimmia?
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Molte volte vengono confusi due problemi: chi è l'uomo e com'è arrivato nella storia del monde. La paleontologia e le altre scienze della natura possono fornirci le linee principali per una storia della comparsa dell'uomo nel grande affresco dell'evoluzione, ma lasciano senza risposta alcune domande che le superano: perché l'uomo?
Il «salto» dell'evoluzione
Immaginando che la risposta a queste domande si trovi presso i nostri antenati, alcune persone sono ancora terrorizzaie dall'idea che l'uomo discenda dalla scimmia. In realtà le scimmie non rappreseniano gli «antenati» dell'uomo, ma piuttosto i suoi lontanissimi «cugini» sottosviluppati, in quanto lo sviluppo del loro encefalo non è paragonabile al nostro. La «famiglia» degli ominidi, esseri affini all'uomo già in grado di camminare in posizione eretta e dai quali l'uomo proviene, e la «famiglia» delle scimmie derivano entrambe da un «ordine» di mammiferi, i prinati, considerati i più evoluti rappresentanti dell'intero regno animale e formatisi circa 70 milioni di anni fa. Pare proprio che la nostra parentela sfumi sempre di più nell'ombra dei tempi: se le stanno così, possiamo quasi dire che siamo «parenti» delle scimmie così come le siamo degli orsi, dei cani e di tutti gli altri mammiferi comparsi sulla terra in questo periodo di tempo. Sarebbe quindi meglio affermare che l'uomo discende dall'animale, ma che ha tratto un beneficio dalle vitamine e dal fosforo nettamente superiore al delfino o al gorilla, ai quali è mancato il salto di qualità dell'evoluzione: l'evoluzione del cervello
chi sono io?
Alcuni sostengono che la parentela dell'uomo con il regno animale rappresenterebbe un'obiezione al fatto che Dio l'abbia creato. Altri temono quest'affermazione. Si potrebbe rispondere che la Bibbia - nel suo primo libro, la Genesi - propone una tesi evoluzionista ancora più radicale rispetto a quella che fa discendere l'uomo dalla scimmia, poiché lo fa discendere dalla terra...
Ma in realtà non è così. Il fatto è che Dio, attraverso i racconti antichi della Bibbia (assai precedenti ad ogni idea di spiegazione scientifica), ci invita a meditare su queste domande: chi è l'uomo, perché è stato creato, Chi la chiama e qual è il suo fine?
« Dio creò l'uomo a sua immagine... maschio e femmina Ii creò» (Gen 1, 27).
È interessante sapere che quando poniamo a Dio la domanda: «Chi è l'uomo?», Egli ci risponde: « È fatto a mia somiglianza!». E quando domandiamo all'uomo: «Chi sei?», cosa potrà risponderci?
L'uomo si scopre quasi del tutto uguale all'animale per quanto riguarda la sua biologia simile ad esso per la sua fisiologia, ma specificamente diverso per il suo patrimonio genetico.
Egli, tuttavia, si differenzia completamente dall'animale per la sua intelligenza. E, oltre all'intelligenza e a tutte le sue capacità, l'uomo possiede qualcosa di unico al mondo: è l'unico essere dell'universo in grado di riflettere su se stesso. E' il solo a porsi la domanda: Chi sono?.
L'uomo ha una capacità di giudizio, riesce a distinguere i comportamenti degli altri in azioni buone e azioni cattive. E anche per quanto riguarda se stesso, ha coscienza del bene e del male nelle azioni che compie. Con i suoi tentativi più o meno perfetti di definire giustizia nelle relazioni sociali e i cosiddetti «diritti dell'uomo», egli dimostra inoltre di possedere nella sua coscienza una dignità, un diritto alla vita, un'esigenza di rispetto, per il fatto stesso di appartenere alla specie umana.
Per sapere veramente Chi è l'uomo poniamo la domanda: perché è stato creato? Vale a dire verso dove va?
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