50 domande |
Mi sposo
ma...
non voglio subito bambini! Come fare? |
Vi sposate e desiderate un amore autentico. Volete donarvi totalmente l'uno all'altro. in tutte le dimensioni del vostro essere. Nella gioia offerta e condivisa, con la capacità straordinaria di trasmettere la vita presente dentro di voi.
La natura e la libertà vi rendono padroni del dono meraviglioso della fecondità e voi vi accingete ad amministrarlo: è questa la paternità responsabile. lmparerete a conoscere i periodi del ciclo femminile, quelli in cui la donna è fertile e quelli in cui non la è.
Se non vi sentite pronti ad accogliere subito un bambino o se decidete, con una prudenza comunque aperta alla vita, di dover aspettare un po' di tempo, sceglierete di unirvi nei periodi non fertili. E durante i periodi fertili potrete esprimere il vostro amore reciproco in altri modi, senza arrivare all'unione sessuale. Potrete parlare di più, scoprire altre forme di tenerezza... E vedrete il vostro amore crescere e diventare più profondo. Ma attenzione a non ridurre il vostro matrimonio ad un «piano contabile», ad un elenco di giorni favorevoli e no, e, rimandando troppo, a non ostacolarvi reciprocamente nel raggiungimento della vostra pienezza mediante il dono della vita.
Se ascolterete i vostri desideri e il progetto d'amore che Dio dona ad ogni coppia, riuscirete a decidere con libertà e generosità di dare la vita. Durante un periodo di fertilità, e proprio nel momento culminante del vostro amore, Dio potrà, mediante la vostra collaborazione alla quale Egli si sottomette, creare una vita nuova: il vostro bambino.
Testimonianza
Quando ci siamo sposati quattro anni fa entrambi desideravamo avere una famiglia numerosa. Dopo aver dedicato qualche mese alla conoscenza reciproca, abbiamo iniziato a pensare ai bambini. Ma ci sono voluti quattro anni, numerosi esami e due interventi chirurgici per realizzare il nostro progetto e, proprio il giorno del nostro quarto anniversario di matrimonio, ho saputo di essere incinta. Ci vorrebbe troppo tempo per raccontare tutta la trafila dolorosa e complessa che ha portato a questa nascita: mi limiterò soltanto a qualche riflessione e a qualche pensiero su questa sofferenza. Essere sterile: che dolore fisico e psicologico! Ho dovuto imparare a lottare contro il senso di colpa che mi spingeva a pensare: «E' colpa mia!». Continuare ad avere coraggio di fronte ai medici che mi dicevano: «Si rilassi, signora, pensi a qualcos'altro...». E i familiari e gli amici che ti dicono, apertamente o facendotelo capire: «Molte volte la causa é psicologica...». Che frase terribile, anche se può essere vera! Si viene classificati e catalogati fra i malati psichici! Resistere, contro i venti e le maree
In questo quattro anni ho sperimentato concretamente la potenza della
preghiera. Quella degli altri, sulla quale mi sono volte appoggiata moltissime
volte (non bisogna avere paura di dire: «Non ne posso più!»)
e quella che condividevo con mio marito, perchè ci è stata
data la grazia di poter pregare costantemente per rimettere la nostra sofferenza
nelle mani di Dio, per chiedergli continuamente di aiutarci, di riuscire
a scegliere i medici giusti (ce ne hanno indicati cosi tanti!), di illuminarli.
E poi, l'offerta personale di questo morire a me stessa (perché proprio
di questo si tratta!) per il maggior numero possibile di intenzioni. Abbiamo sempre avuto la certezza che Dio non ci avrebbe lasciato cadere: ricordo che durante un ritiro, in cui gli avevo chiesto di guarirmi, venni effettivamente guarita... ma da un eczema che avevo dietro le orecchie! Sul momento fu una piccola delusione, ma questo mi aiutò a capire che Egli si occupava di me. E qualche mese dopo, in seguito ad un secondo intervento, ero incinta. Al termine di questi quattro anni, mi rendo conto di quanto questa prova ci abbia arricchito: il nostro amore, che avrebbe potuto esserne minacciato, é diventato al contrario più profondo. Abbiamo scoperto in che modo, nel nostro matrimonio, Dio si fosse messo al nostro fianco per farci «resistere» contro i venti e le maree e donarci una fecondità vera, anche se all'inizio essa non ha assunto la forma di una fecondità «umana». Isabella |
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